L’ultimo aggiornamento del Global Estimates curato dall’associazione no profit Walk Free stima in quasi 50 milioni le persone sottoposte ad una qualche forma di schiavitù.
Se ci limitassimo ai documenti ufficiali potremmo chiudere la questione ricordando come nel 1981 la Mauritania dichiarò illegali i lavori forzati, facendo così sparira dal globo l’unico paese ad accettare ancora l’esistenza della schiavitù. Ma sappiamo bene come i documenti ufficiali raccontino solo una parte della verità, ed in questo caso l’altra parta non è per nulla piacevole da raccontare.
Per farsi un’idea precisa di quale sia la reale situazione sul tema della schiavitù basta prendersi 10 minuti per consultare il Walk Free’s Global Slavery Index, un indicatore sviluppato dall’organizzazione no profit Walk Free ed il 2021 Global Estimates, un rapporto sulle moderne forme di schiavitù scritto sempre da Walk Free in collaborazione con le Nazioni Unite.
Stando a questi dati, nel 2021, nel mondo ci sono almeno 50 milioni di persone ridotte in condizioni di schiavitù, intendendo con questo termine principalmente una situazione nella quale una persona è costretta a fare un determinato lavoro, o costretta a contrarre matrimonio. L’altro dato, forse il più inaspettato sotto molti punti di vista, è che oltre la metà delle persone vittime delle moderne forme di schiavitù vive nelle economie più ricche, soprattutto nell’area del Pacifico e dell’Asia. Nei paesi arabi qualcosa come l’1% della popolazione vive sulla propria pelle condizioni di schiavitù. Il numero di persone costrette ad un lavoro contro la propria volontà sfiora i 28 milioni (con l’agghiacciante dato relativo ai bambini: 3 milioni), quello delle persone vittima di matrimoni forzati tocca quota 22 milioni. In termini di proporzione signica che ogni 150 abitanti della Terra uno è costretto ad un lavoro o ad un matrimonio forzato.
Ma se già questi numeri mettono i brividi, le cose peggiorano se si getta uno sguardo alle tendenze. Dal 2016 al 2021 il numeri di persone costrette a svolgere un lavoro è aumentato di 2,7 milioni, mentre il numero di matrimoni forzati è salito di 6,6 milioni. Nel complesso il numero di nuovi schiavi è salito in 5 anni di 10 milioni di unità. Osservando sempre il periodo 2016-2021 si nota come il fenomeno sia in sostenuto aumento nell’area del medio oriente e delle Americhe, mentre un trend discendente sembra disegnarsi per l’Asia centrale e per l’Africa.
Quando si parla di economia sostenibile si parla anche di questo. E considerando gli ambiziosi target fissati dalle Nazioni Unite (sparizione delle nuove schiavitù tra i bambini entro il 2025 e complessivamente entro il 2030), il lavoro che aspetta i governi di tutto il mondo nei prossimi anni è davvero tanto.
Foto di Engin Akyurt