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I fondi pensione a caccia di liquidità tra i guai inglesi

Dietro al pesante capitombolo dei titoli di stato inglesi non c’è solo il timore sulla tenuta dei conti pubblici. Il rialzo dei tassi di interesse, infatti, sta mettendo in seria difficoltà il settore dei fondi pensione, a caccia di liquidità per coprire le posizioni in derivati.

Nel mondo anglosassone la previdenza integrativa è una realtà solida già da molti anni ed i fondi pensione rappresentano un player di rilievo sui mercati finanziari. Come abbiamo già avuto modo di vedere nel nostro blog, la strategia adottata dalla maggioranza dei fondi pensione per la gestione dei propri patrimoni è la cosiddetta liability driven investment, una strategia che ha come focus la copertura del gap esistente fra il patrimonio in gestione e le obbligazioni future (il pagamento delle rendite agli iscritti al fondo).

L’utilizzo di questa strategia, che ha fra le sue principali necessità quella del controllo della volatilità, si è scontrato negli ultimi anni con rendimenti del mercato obbligazionario sotto zero. Questo ha “costretto” i manager ad adottare forme di leverage per cercare di salvare capra e cavoli. In altri termini si è fatto ricorso al mercato dei derivati per difendersi dai tassi di interesse in calo. Attraverso strumenti come gli swap, i fondi pensione ricevevano un margine ogni qual volta i tassi di interesse scendevano, coprendo così il minor rendimento che il mercato obbligazionario offriva. In Gran Bretagna questo metodo di investimento ha conosciuto una crescita importante negli ultimi anni, supportato anche dalle autorità. Secondo i calcoli Investment Association, nel 2020, i bisogni coperti da attività in derivati era pari a 1,5 trilioni di sterline, triplicato nel giro di 10 anni.

Questo meccanismo di hedging si è inceppato con il repentino cambio di scenario degli ultimi mesi. Una serie rapida e pesante di rialzi dei tassi di interesse ha portato a galla il rovescio della medaglia di una strategia basata sull’utilizzo di strumenti derivati. Man mano che i tassi si alzano, infatti, ai fondi pensione viene richiesto di aumentare il denaro posto a garanzia del contratto stipulato (il margine). Ed eccoci a quanto sta accadendo in questi giorni e che non lascia dormire sonni tranquilli alla BoE.

Di fronte alla richiesta di aumento dei margini, i fondi pensione inglesi hanno cominciato a vendere titoli di stato (e non solo) a ritmi sempre più sostenuti ed in quantità tali da pesare sensibilmente sulla flessione dei prezzi dei GILTS (i titoli di stato inglesi). Da qui l’intervento della banca centrale (con l’annuncio dell’acquisto dei titoli di stato a lungo termine) che ha tamponato l’emorragia ma che lascia sul piatto ancora molte preouccupazioni.

Una situazione simile (ma meno preoccupante) si sta verificando anche negli USA, dove il sistema LDI coinvolge fondi per un patrimonio complessivo di oltre 1,8 trilioni di dollari (fonte WSJ).

Le crisi finanziarie scoppiano nel momento in cui sul mercato viene a mancare liquidità, e questa corsa al cash da parte dei fondi pensione inglesi sta facendo interrogare molti analisti sui rischi che questi comportamenti, uniti alla necessità da parte della banca centrale di rastrellare moneta per ridurre l’inflazione, possano sfociare in un pericoloso vicolo cieco.

Foto di PublicDomainPictures

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