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DHL Trade Growth Atlas 2022: la resilienza del commercio internazionale

L’ultima edizione del DHL Trade Growth Atlas ci racconta di un commercio internazionale che malgrado i tanti ostacoli continua a crescere e ad evolversi.

Il commercio internazionale è vivo e lotta con noi. A voler sintetizzare, questo potrebbe essere lo slogan ideale per introdurre l’ultima edizione del DHL Trade Growth Atlas. Il report annuale sulla salute e le prospettive degli scambi internazionali curato dal colosso della logistica DHL in collaborazione con il NYU Stern’s Center for the Future of Management.

Mentre fuori dalla finestra soffiano venti freddini, intrisi di crisi geopolitiche, inflazione e scenari di recessione, il DHL Trade Growth Atlas ci suggerisce di concentrarsi su qualcosa che di certo non si fa prendere dalle emozioni: i numeri.

Così, seguendo il consiglio, si scopre che il volume degli scambi internazionali negli ultimi due anni – vale a dire rispetto al periodo pre-pandemia – è cresciuto del 10%. E anche se le stime per il prossimo biennio sono state recentemente riviste al ribasso a causa delle tensioni internazionali, il ritmo di crescita sarà comunque più alto rispetto a quello registrato nell’ultimo decennio.

Analizzando i dati di 173 paesi, l’equivalente del 99% del volume globale di scambi di merci, il report di DHL ci dice anche altre due cose molto interessanti. La prima è che in qualche maniera, per sopravvivere al momento di crisi generato dal covid, il commercio internazionale ha cominciato a cambiare i propri lineamenti. La Cina rimane il principale motore del commercio internazionale, ma da quel 25% di quota del volume complessivo di scambi raggiunto nel periodo 2016-2021, passerà al 13% entro il 2026. Gli scambi internazionali di merci si espandono in altre aree, e questo è sostanzialmente il frutto di quella diversificazione della supply chain che è emersa come esigenza imprescindibile dall’emergenza pandemia. Non sorprendono quindi i numeri in forte crescita della zona ASEAN, con Vietnam, Filippine ed Indonesia a registrare i progressi più significativi. Forti prospettive di crescita si intravedono anche per l’Africa Sub-Sahariana, a conferma di uno scivolamento da est a sud del nucleo pulsante del commercio internazionale.

Il secondo aspetto interessante è che anche le rotte del commercio internazionale stanno cambiando. Stando alle previsioni FMI il 45% della crescita del volume di beni scambiato a livello globale da qui al 2026 sarà generato dalle economie emergenti, una significativa riduzione del gap rispetto ai numeri delle economie avanzate. E con i volumi aumenta anche il livello di competizione, un buon segnale per l’andamento nel lungo termine dei prezzi. Le economie emergenti, infatti, cominciano ad essere protagoniste non solo nell’esportazione di materie prime ma anche di beni industriali sofisticati, campo da sempre appannaggio delle economie avanzate.

Foto di postcardtrip

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