Un recente studio si concentra sulle disuguaglianze di genere in campo accademico e mostra come, seppur con dei progressi nel tempo, essere donna sia ancora un limite.
Sicuramente molti dei nostri lettori stanno ancora scontando i postumi della settimana sanremese. Settimana di canzoni, polemiche e monologhi. Uno di questi concludeva con una frase che dovrebbe potersi considerare fin quasi banale, ma che di banale, purtroppo, ha ben poco: “Essere una donna non è un limite”. Aggiungendoci un punto interrogativo, la frase appena citata potrebbe diventare un titolo più che sufficiente per presentare i risultati di uno studio di David Card, Stefano DellaVigna, Patricia Funk e Nagore Iriberri, pubblicato qualche settimana fa sul portale del CEPR.
La ricerca ha provato a valutare il grado di neutralità rispetto al genere del processo di ammissione a due tra le più prestigiose accademie statunitensi, la American Accademy of Arts and Sciences (AAAS) e la National Academy of Sciences (NAS), relativamente a tre campi di ricerca: psicologia, economia e matematica. Per svolgere questa indagine i ricercatori hanno messo assieme tutte le pubblicazioni più rilevanti delle riviste alle quali contribuiscono anche i membri di AAAS e NAS, creato un elenco di ricercatori attivi, ed incrociato questi dati con il genere e l’essere o meno diventati successivamente membri di una delle due prestigiose accademie.
I numeri che escono dallo studio sono significativi. Nel campo della psicologia, quello con la maggior presenza di ricercatrici di sesso femminile, la percentuale di donne sul totale degli ammessi alle due accademie è passata dal 20% del 1960 al 50% di oggi. Se ci si concentra su campi di ricerca ad alto tasso di presenza maschile le cose diventano più complicate. In Economia la percentuale di donne ammesse ad AAAS e NAS è passata dal magrissimo 10% del 1960 al magro 20% di oggi; in matematica si è passati dal 5% al 10%.
Stando ai ricercatori sembra essere in atto un cambio di tendenza, anche se con tempistiche davvero molto, molto lente. Fino agli anni 80 dello scorso secolo, il livello dei curricula richiesto alle ricercatrici femmine per l’inserimento tra i membri delle accademie era decisamente superiore a quello dei colleghi maschi. Negli ultimi 20 anni le cose sembrano essere iniziate a cambiare, con livelli di curricula richiesti più simili tra uomini e donne.
Insomma nel campo accademico, ma non è un’eccezione, essere donna è ancora un limite, un po’ meno limite di qualche decennio fa, ma ancora qualcosa che richiede da parte delle ricercatrici sforzi maggiori ed ingiustificati rispetto ai colleghi maschi per veder riconosciute le proprie capacità professionali.
Foto di Gerd Altmann