Kazuo Ueda sarà presto nuovo governatore della banca centrale del Giappone. Per lui la difficile sfida di normalizzare la politica monetaria senza dare strappi dannosi alla ripresa dell’economia.
La Banca del Giappone avrà presto il suo nuovo governatore. Al posto dell’uscente Haruhiko Kuroda, tra qualche settimana, sarà Kazuo Ueda a sedersi dietro alla scrivania più importante dell’istituto centrale nipponico. Per gli analisti si tratta di una scelta che dovrebbe segnare un cambio di strategia della politica monetaria di Tokyo, ponendo fine alla lunga, lunghissima fase ultraespansiva.
Attualmente professore alla Kyoritsu University, Kazuo Ueda non ha mai nascosto la sua posizione piuttosto critica nei confronti della politica dei tassi negativi. Nel 2005 ha dato alle stampe un libro dal titolo piuttosto significativo, Fighting Zero Interest Rates, che negli ultimi giorni è diventato un best seller in Giappone. La sua nomina supera anche la consolidata tradizione che dal dopoguerra ad oggi vede i governatori della BoJ provenire dall’istituto stesso od essere stati in precedenza ministri delle finanze del governo giapponese; con Ueda, infatti, sarà la prima volta di un accademico nel ruolo di governatore.
I mercati si aspettano molto dalla nuova guida della BoJ. Anche l’economia giapponese è alle prese con una fase di inflazione sostenuta, fenomeno il cui ricordo a quelle latitudini si perde nella notte dei tempi. Il tasso ufficiale ha toccato i massimi da inizio anni 80 dello scorso secolo ed anche l’indice core, al netto delle componenti più volatili, ha raggiunto massimi trentennali. La crescita economica, però, rimane debole e la linea dell’attuale governatore Kuroda è che occorra ancora spingere sulla crescita dei salari per irrobustire la congiuntura, e che attuare un cambio di rotta troppo repentino potrebbe portare l’economia giapponese in recessione o far tornare lo spettro della disinflazione.
Il rovescio della medaglia di questa posizione è il costo legato soprattutto alla cosiddetta Yield Curve Control. Se in linea teorica la sola promessa da parte della banca centrale di acquistare titoli ad una determinata scadenza, per mantenere i rendimenti fissati ad un determinato livello, dovrebbe bastare, l’attuale strategia giapponese sta invece costringendo l’istituto centrale, sotto la spinta degli investitori, a massicci acquisti di bond decennali. Per dare solo un numero, riportato dall’Economist in settimana, nel solo periodo che va da fine dicembre 2022 al 10 febbraio scorso, la BoJ ha acquistato qualcosa come 20.7 trilioni di yen in bond governativi, un ritmo di crescita che è doppio rispetto a quello dell’intero 2016.
Numeri insostenibili e che fanno pensare agli analisti che il primo passo del nuovo governatore sarà proprio quello di smantellare il controllo della curva, attendendo poi i dati per un eventuale rialzo dei tassi. Il contratto swaps sui titoli giapponesi decennali segnala un rendimento superiore di 30 punti base rispetto a quello attuale “consentito” dei bond a 10 anni, la riprova che il mercato si attende quanto meno un ulteriore allargamento della banda di oscillazione. E sempre guardando alle contrattazioni dei contratti swaps, ricorda l’agenzia Bloomberg, l’attesa per la fine della politica dei tassi negativi dovrebbe terminare attorno a metà estate prossima.
Il problema principale per il nuovo governatore Ueda sarà soprattutto quello di trovare una sintesi tra le varie esigenze e di muovere i propri passi con l’attenzione necessaria ad evitare che la speculazione si avventi sui mercati finaziari del paese (quotazione dello yen e prezzi dei titoli di stato in primis). Le sue ultime dichiarazione fanno propendere per una linea piuttosto pragmatica. Insomma, per citare Manzoni: adelante Ueda, con juicio.
Foto di Marcellinus Jerricho