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Automobili elettriche, l’inattaccabile dominio della Cina

Nel mondo delle automobili elettriche il ruolo della Cina è dominante. E le cose potrebbero non cambiare per decenni.

Nel 2022 – fonte IEA – nel mondo sono state vendute 2.9 milioni di auto a motore elettrico (BEV). Se aggiungiamo al conto anche le auto a motore ibrido (PHEV) si raggiungono i 10 milioni di veicoli venduti lo scorso anno. Numeri importanti se si pensa che nel 2020 le vendite complessive di BEV e PHEV assieme toccavano appena i 2 milioni di unità. Proiettandoci nel futuro, e sfruttando sempre i dati forniti dal Global EV Data Esplorer dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, nel 2030 le vendite di auto a motore elettrico o ibrido supererà la soglia dei 35milioni; di questi quasi 4 milioni saranno di auto BEV.

Il futuro dell’automotive sembra indiscutibilmente andare in quella direzione, e che sia BEV o PHEV nelle vene della nostra futura automobile scorrerà energia elettrica fornita da un certo numero di batterie. Proprio sull’argomento batterie ha suscitato la nostra attenzione un bell’articolo pubblicato dal New York Times di Agnes Chang e Keith Bradsher, con numeri decisamente interessanti ed un grosso punto di domanda che rimane, ingombrante, al termine della lettura.

Cosa dice l’articolo? In parte ci ricorda un elemento che è già noto, vale a dire che la Cina è il principale produttore di batterie per auto elettriche. Ma, aggiungono gli autori, questo vantaggio competitivo potrebbe rimanere inattaccabile per molti decenni. Secondo i dati elaborati dalla società di consulenza Benchmark Minerals, infatti, nel 2030 la produzione di batterie made in China sarà ancora doppia rispetto a quella di tutti gli altri paesi messi assieme.

Da dove deriva questo esagerato vantaggio competitivo? In particolare dal controllo che il colosso asiatico può vantare sulle materie prime fondamentali per produrre questi elementi imprescindibili per le automobili elettriche. Qualche numero? La Cina controlla, a livello globale, il 42% del cobalto estratto dal suolo ed il 28% del litio. Non solo, anche se questi preziosi minerali vengono estratti da miniere al di fuori del controllo cinese, è comunque molto probabile che la raffinazione debba essere fatta dalle parti di Pechino. La Cina, continua l’articolo del NYT, raffina qualcosa come il 73% del cobalto ed il 67% del litio. Altri numeri? Dalle fabbriche cinesi escono il 92% degli anodi ed il 77% dei catodi che compongono il cuore pulsante di una batteria elettrica.

Di fronte a numeri di questa portata viene difficile non affermare che l’auto elettrica è al momento un business sino-dipendente, ma occorre anche ricordare che la Cina soffre sotto un altro punti di vista, vale a dire quello della produzione dei chip. Se le batterie elettriche sono il braccio, i microchip sono la mente di un’auto elettrica. E per i chip la posizione dominante rimane sempre quella di Taiwan.

Foto di (Joenomias) Menno de Jong

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