I risultati dei sondaggi PMI di agosto mostrano un settore privato che peggiora, con il rallentamento che contagia anche il settore servizi. Situazione particolarmente delicata per l’Eurozona. In Australia tassi fermi a settembre. Questo ed altro nella K Briefing di oggi.
Australia, banca centrale lascia i tassi invariati. Per il terzo mese consecutivo la banca centrale australiana decide di lasciare invariati i tassi di interesse, con il riferimento fermo al 4.1%. Una decisione attesa dai mercati. Il board ritiene che il picco inflattivo sia stato oramai superato ma il livello del carovita rimane ancora elevato e necessita di una fase di politica monetaria restrittiva prolungata. Nessun pivot all’orizzonte, anzi secondo il board potrebbe essere necessario un ulteriore aggiustamento all’insù dei tassi per riportare l’inflazione in discesa verso il target del 2/3% (entro il 2025). Sul fronte macro la banca centrale si aspetta una crescita modesta nei prossimi trimestri ed una disoccupazione in lieve crescita.
Cina, PMI composite scende per il terzo mese consecutivo. Il settore privato cinese rimane anche nel mese di agosto in zona espansione, ma il ritmo di crescita continua a calare. Il sondaggio PMI Caixin composite scende per il terzo mese consecutivo e si ferma a 51.9, livello più basso dal gennaio scorso. Ad un recupero della produzione manifatturiera si contrappone un rallentamento del settore dei servizi, con la domanda interna che continua ad essere molto debole. In attesa di capire quanto possano influire i recenti allentamenti sul fronte della politica monetaria, l’economia cinese continua a faticare. Sul fronte dei prezzi leggero rialzo per quelli di input, mentre rimangono stabili quelli di vendita.
Sondaggi PMI Agosto, rallentamento contagia il settore servizi. La lettura finale del sondaggio PMI di agosto conferma una fase di rallentamento dell’economia mondiale. Dopo mesi nei quali il settore servizi controbilanciava una situazione pesante della manifattura, gli ultimi dati sembrano mostrare un rallentamento generalizzato.
Australia. Il PMI composite di agosto si ferma a 48 punti, in zona contrazione ed al livello più basso dal dicembre scorso. Il settore servizi scende a ritmi più elevati rispetto alla manifattura; i nuovi ordini tornato a scendere dopo il rialzo di luglio. Due segnali lasciano sperare per la seconda parte dell’anno: l’occupazione tiene; e la pressione sui prezzi continua a scendere.
Giappone. Ottavo mese in zona espansione consecutivo per il PMI Composite giapponese. Nel mese di agosto l’indicatore segna 52.6 punti, in rialzo rispetto a luglio. L’economia nipponica regge grazie soprattutto al settore dei servizi. Cresce l’occupazione e continuano a risalire anche i prezzi di vendita, elementi che conforteranno sicuramente il board della banca centrale.
Eurozona. La Germania trascina giù il settore privato dell’area Euro. Nel mese di agosto il PMI composite scende a quota 46.7, peggio delle attese e della stima preliminare. Si tratta del peggior dato dal novembre del 2020, con i servizi che rallentano e scendono sotto quota 50 punti per la prima volta nel 2023. Una situazione preoccupante con due campanelli d’allarme da tenere sotto osservazione: la crescita dell’occupazione rallenta vistosamente; c’è una riaccelerazione dei prezzi delle materie prime. Insomma, in una parola si affaccia lo spauracchio della stagflazione.
Gran Bretagna. Torna in zona contrazione anche il settore privato inglese. Nel mese di agosto il PMI composite scende a 48.6. Anche in questo caso alla situazione complicata della manifattura si aggiunge un consistente rallentamento del settore servizi. Occupazione in calo per il secondo mese consecutivo. Unica nota positiva arriva dai prezzi, in calo sia quelli delle materie prime, sia quelli finali.
Eurozona, aspettative inflazione in risalita a luglio. Secondo il sondaggio mensile della BCE le aspettative di inflazione dei consumatori non scendono più. Quelle a 12 mesi sono rimaste ferme al 3.5%, mentre quelle a tre anni sono risalite al 2.4% dal 2.3% di giugno scorso. Ad incidere sono senza dubbio gli ultimi rialzi della componente energia, ma si tratta comunque di un dato che rende ancora più difficile la scelta della banca centrale per il mese di settembre.
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