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Mercati finanziari, aspettative cercansi

Sui mercati finanziari sembra andare in scena ogni giorno di più una crisi di aspettative, tra dati contraddittori e scenari macroeconomici difficili da decifrare.

I mercati finanziari vivono di aspettative. In altre parole cercano di anticipare, acquistando o vendendo, quello che potrà accadere nel breve o medio periodo allo scenario macroeconomico. Ma trattandosi di previsioni va messo in conto che queste aspettative possono in parte, o del tutto, essere sbagliate. E, venendo alla più stretta attualità, capita addirittura che formulare delle aspettative possa risultare esercizio quasi impossibile. In quest’ultimo caso ci si affida alle notizie ed ai dati del momento, con il risultato di aumentare la volatilità e perdere di vista il filo del discorso.

L’ultima fiammata sui rendimenti dei titoli di stato USA è l’esempio più lampante di tutto ciò. Martedì scorso sui mercati hanno pesato due circostanze: le parole di esponenti importanti della FED che davano per sicuro un ulteriore rialzo dei tassi ed i dati a sorpresa sulle offerte di lavoro (in rialzo rispetto al mese precedente). A ben guardare niente di particolarmente sconvolgente rispetto a quanto già si sapeva (ma che i mercati avevano evidentemente deciso di non considerare). La volontà della FED di alzare ancora una volta i tassi entro fine anno era emersa piuttosto chiaramente nella riunione di settembre ed è stata ribadita dalle dichiarazioni del governatore J Powell.

Sul fronte del mercato del lavoro, invece, la risalita delle offerte di lavoro va vista anche alla luce di altri numeri. Il tasso di licenziamento volontario, un segnale della facilità di trovare un nuovo impiego, è rimansto fermo al 2.3%, minimo dal gennaio del 2021 ed in linea con i valori pre-pandemia. Guardando ai salari, inoltre, non si registra un aumento della pressione al rialzo, con l’indice elaborato dal dipartimento del lavoro che nel secondo trimestre del 2023 è aumentato dell’1% rispetto al trimestre precedente, valore più basso dal secondo trimestre del 2021. Infine il report ADP di settembre sembra indicare che il raffreddamento del mercato del lavoro USA continua. In attesa, poi, di capirne qualcosa di più con i dati ufficiali sull’occupazione che verranno rilasciati domani.

Evidentemente agli investitori queste considerazioni non sono bastate. Il VIX, l’indice che monitora i livelli di volatilità sul mercato azionario è salito oltre i 20 punti, mentre il MOVE (volatilità attesa dei bond) ha toccato i massimi dal maggio scorso. Il rendimento del Treasury a 30 anni è schizzato ai massimi dal 2007, ma tutta la curva ha subito uno spostamento verso l’alto. Sul fronte del mercato azionario, oltre al dato tecnico sullo sconto dei profitti futuri, il timore è che una politica monetaria improntata sull’higher for longer possa fare parecchi danni e preparare una stagione di trimestrali con il freno a mano tirato.

Un groviglio di dati, spesso contraddittori tra di loro, nel quale sembra molto complicato districarsi. Difficile però non pensare alle grandi opportunità che il mercato obbligazionario, in termini di prezzi e rendimenti, sta fornendo. Difficile pensare che i rialzi della FED possano continuare anche nel 2024, specie se i segnali sul fronte della crescita dovessero essere improntati al rallentamento e se dal mercato del credito cominciassero ad arrivare pericolosi scricchiolii.

Illustrazione di Mohamed Hassan

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