Il documento di presentazione del BNEF Pioneer Awards 2024 ha il pregio di sintetizzare in tre punti – tre grandi B – gli obiettivi fondamentali per la sfida al climate change.
Da qualche giorno si sono aperte le iscrizioni al prestigioso BNEF Pioneer Awards, un riconoscimento destinato alle imprese capaci di tradurre nuove tecnologie in innovazioni utili nella complessa lotta contro il cambiamento climatico. Il documento di presentazione dell’edizione 2024 è particolarmente interessante perché ci ricorda che, in una fase altamente complicata come quella che stiamo vivendo, è probabilmente più opportuno concentrare le risorse su specifici campi di azione: quelli più in grado di velocizzare la transizione energetica e ridurre drasticamente le emissioni inquinanti.
Quali sono questi campi d’azione? Per BNEF sono 3: l’eliminazione dei colli di bottiglia nella rete di distribuzione dell’energia elettrica; l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare; la messa a punto di carburanti di nuova generazione. La società di ricerca li sintetizza in tre parole: buildings, bottlenecks e better fuels. Tre grandi B che possono fare la differenza nella sfida al climate change e sulle quali verranno valutati i progetti che fino al 27 ottobre start up di tutto il mondo sono invitate a presentare. Ma su questi tre grandi temi sarebbe opportuno che anche le istituzioni si concentrassero, magari mandando un segnale importante in occasione della COP28. Vediamo perché.
Si fa molto parlare della necessità di sostituire l’energia elettrica prodotta utilizzando fonti fossili con quella generata da fonti rinnovabili (acqua, vento, luce solare), ma spesso non si fanno i conti con un’infrastruttura fondamentale: la rete di distribuzione. Entro il 2030, secondo le stime di BNEF, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili aumenterà di 15 volte rispetto ad oggi. La domanda è: la rete di distribuzione sarà in grado di sostenere questo ritmo? La presenza di colli di bottiglia nella complessa rete che porta l’energia nelle nostre case rischia di rallentare il processo di transizione energetica.
Anche sul fronte dell’immobiliare, le sfide sembrano essere particolarmente importanti. Gli edifici sono responsabili di un terzo delle emissioni inquinanti in atmosfera, e l’aumento delle temperature previsto nei prossimi decenni aumenterà considerevolmente la necessità di raffreddare gli ambienti di vita e di lavoro. Non solo, gli stessi materiali utilizzati nella costruzione degli edifici (acciaio e cemento, per esempio) sono fonte di ulteriori emissioni in fase di produzione. Recuperare il costruito e ridurre al minimo le nuove costruzioni – utilizzando materiali innovativi e tecnologie di termoregolazione efficaci – sono sfide alle quali sia il settore privato che quello pubblico dovrebbero guardare con molto interesse.
Infine, occorre mettere nero su bianco una semplice considerazione: il motore elettrico non può sostituire al 100% il motore termico. Le due tipologie di propulsore devono integrarsi, e la ricerca di nuovi carburanti a zero emissioni è un altro campo d’azione al quale occorre destinare una parte consistente delle risorse.
Foto di Dominic Wunderlich