La WTO, l’organizzazione internazionale del commercio, si appresta a festeggiare il trentennale della sua nascita, ma si tratta di un anniversario con tante nubi all’orizzonte.
Correva l’anno 2019 ed uno degli argomenti caldi in ambito economico era sicuramente il commercio internazionale. Più precisamente ci si interrogava sulle potenziali conseguenze della guerra delle tariffe lanciata dagli USA, presidente Donald Trump, contro la Cina e non solo. Erano mesi, inoltre, nei quali dalla Casa Bianca partivano sovente bordate contro l’Organizzazione Mondiale del Commercio.
E’ passato quasi un lustro, abbiamo attraversato una pandemia, ci siamo risvegliati in un mondo nuovamente diviso in due, ma la sensazione sul fronte del commercio internazionale è quella di un deja vú molto pericoloso.
La scorsa settimana, nel corso della 13° Ministerial Conference a Dubai, la WTO ha celebrato i 30 anni dal suo, travagliato, concepimento. In quel lontano 1994, infatti, l’accordo raggiunto nell’Uruguay Round la nascita dell’organizzazione che avrebbe dovuto gestire la globalizzazione nascente. Il precipitoso ingresso di nuovi membri ed il crescere di dissidi interni hanno di fatto portato alla paralisi l’organizzazione diretta oggi dalla nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala. E sulle fragilità dell’ente ginevrino ha affondato il coltello senza troppa difficoltà l’aggressiva politica protezionistica di Donald Trump.
Oggi sul commercio internazionale – e sulla WTO -pesa una nuova “minaccia” Trump? Se lo sono chiesti gli economisti di Standard Chartered in un report pubblicato settimana scorsa e di cui ha dato notizia l’agenzia Bloomberg. Il documento redatto dalla banca inglese non sembra lasciare troppe possibilità all’ottimsmo. Se le promesse elettorali dovessero essere mantenute, scrive Standard Chartered, l’annunciato aumento del 10% sulle tariffe doganali statinitensi porterebbe ad una riduzione del PIL di due punti percentuali entro tre anni.
La preoccupazione maggiore è che questo inasprimento delle tariffe non sia destinato solo ai “soliti noti” ma diventi universale. Un coinvolgimento diretto anche dell’Europa, afferma il documento, scatenerebbe una guerra del commercio (tra azioni e ritorsioni) in grado di spazzar via le fondamenta stesse di un istituto come il WTO. Tanto più se pensiamo a come la situazione geopolitica sia diventata enormemente più complessa rispetto a qualche anno fa.
Ipotesi, suggestioni, promesse elettorali. Certo, la realtà potrebbe essere molto diversa e la realpolitik prendere il sopravvento. Ma intanto ci attendono mesi nei quali ancora una volta tutto rischia di venir messo in discussione.
Illustrazione di Pete Linforth