Un recente studio afferma che le auto, anche se più green, continuano a rappresentare un problema in termini di sicurezza: ce ne sono troppe in circolazione?
Elettriche, ibride o ad idrogeno. Le auto possono diventare più ecologiche e ridurre le emissioni dannose nell’atmosfera ma rimane una domanda scomoda: ce ne sono troppe? Sulle strade del pianeta circolano due miliardi di veicoli a motore e di questi il 65% sono automobili; in media ci sono 16 auto ogni 100 mila abitanti.
Le conseguenze di un volume così elevato di auto in circolazione sono molteplici e non si limitano solamente all’aspetto ambientale, pur importantissimo. Le automobili plasmano le strutture delle nostre città, impegnano risorse per il mantenimento di infrastrutture, alimentano settori industriali ad alto impatto ambientale come quello estrattivo e della produzione di energia. Inoltre, aspetto su cui dovremmo concentrare molto di più l’attenzione, le auto sono causa di morti e di infortuni.
Un recente studio pubblicato su ScienceDirect ci ricorda che nel mondo una morte ogni 34 è causata direttamente o indirittamente dalle auto, vale a dire oltre 1,6 milioni di morti all’anno. Dalla loro invenzione, si legge nello studio, le auto hanno causato la morte di 60-80 milioni di persone, con due miliardi di infortuni ed un contributo di oltre il 30% alle emissioni dannose di energia fossile e cemento. E se sul fronte ambientale l’utilizzo delle nuove tecnologie può contribuire a ridurre gli effetti negativi, non si può dire altrettanto sul fronte della sicurezza per gli utenti della strada e per tutti coloro che sono coinvolti nell’indotto che ruota attorno a quella che gli autori chiamano “automobility”. Solo per citare un dato dello studio: nel 2019 il 43% dei morti sulla strada erano pedoni o ciclisti.
Cosa si può fare per far si che le auto, oltre a diventare meno inquinanti, possano diventare più sicure per per chi le guida ma anche per chi le incrocia? La risposta è teoricamente semplice: ridurne il numero. Nei fatti questo si dovrebbe tradurre, soprattutto nelle grandi città, in investimenti in forme di trasporto alternative: mezzi pubblici, car sharing, bike sharing per fare qualche esempio. In altri termini rendere l’auto un bene sostituibile. In aggiunta a questo si può provare a disincentivarne l’utilizzo attraverso forme di tassazione. Va in questa direzione, ad esempio, la “congestion tax” che si sta sperimentando in diverse grandi città, come Londra e New York e che prevede, semplificando, una tassa per chi utilizza l’auto nelle ore di punta.
Foto di Q K