E’ un mondo irrespirabile. Detta così sembra la frase sconsolata di chi, osservando l’andazzo, sospira sulle tante disavventure del nostro pianeta. In realtà è la sintesi perfetta, quanto allarmante, della condizione dell’aria che ogni giorno ci permette di vivere misurata dal World Air Quality Report.
I dati arrivano dalla società svizzera IQAir e sono pesanti. Nel 2023 la qualità dell’aria (misurata in concentrazione di PM 2.5) ha raggiunto i livelli minimi suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità solo in 10 paesi. Tra le grandi città mondiali solo un misero 9% ha accesso la luce verde. La classifica dei paesi con l’aria più inquinata, redatta da IQAir sulla base dei dati raccolti dai sensori sparsi nel globo, vede ai primi posti soprattutto i paesi asiatici, del Medioriente e dell’Africa (qui però occorre prudenza vista la scarsa quantità di dati). Bangladesh, Pakistan, India, Tajikistan e Burkina Faso occupano le prime cinque posizioni di questa infausta graduatoria. All’opposto Polinesia Francese, Mauritius e Islanda possono vantare la miglior qualità dell’aria nel 2023.
Nel report di IQAir si scopre che per respirare aria “buona” è consigliabile trasferirsi nelle grandi città dell’Oceania e della Scandinavia, oppure staccare un biglietto di sola andata per i Caraibi.
La concentrazione di PM 2.5, ricorda il World Air Quality Report, è particolarmente significativa perchè queste particelle sono le maggiori responsabili di morti collegate all’inquinamento. Stando agli ultimi dati dell’OMS, queste micro particelle sono la causa della morte prematura di 4 milioni di persone all’anno. Un vero e proprio killer silenzioso che ha la sua genesi principalmente nei processi di combustione di materie prime fossili (petrolio, gas, carbone) ed in alcuni processi produttivi come quelli del settore cementifero. Secondo uno studio condotto dall’istituto tedesco Max Planck il 65% delle morti precedentemente citate è causato dalle fonti di energia fossili.
Foto di Marcin