Mentre le banche centrali dell’Eurozona e del Canada annunciano il primo taglio dei tassi del dopo pandemia, la Federal Reserve prosegue sulla sua strada, tra segnali macro incoraggianti e proiezioni sul dot plot.
Come raccontato nei giorni con attraverso K Briefing, qualcosa comincia a muoversi per le principali banche centrali del mondo. Dopo il Canada è stata la volta dell’Eurozona, con la BCE a tagliare di 25 punti base il riferimento e mettendosi in attesa. E la FED? Per il momento nessuna novità sul fronte “operativo”, ma il board lancia segnali molto interessanti al mercato.
Il primo segnale è che l’appuntamento con la sforbiciata ai rendimenti dei Fed Funds si avvicina ma, avverte il board, sarà un evento unico per il 2024; una retromarcia rispetto agli annunci fatti da Powell in primavera (tre tagli entro dicembre) che si giustifica con un andamento dell’inflazione diverso rispetto a quello atteso. Nel corso della conferenza stampa seguita alla riunione di giugno del FOMC, J Powell ha ricordato che serviranno diversi mesi di inflazione vicina al target per poter iniziare un percorso di normalizzazione dei tassi di interesse.
I numeri macro arrivati nei giorni successivi alla decisione della FED – inflazione e PPI meglio delle attese – hanno confortato i mercati che ora fissano il primo intervento della banca centrale statunitense a settembre e non escludono un ulteriore intervento in autunno.
Il secondo segnale lanciato dalla FED è che la normalizzazione dei tassi sarà più lunga del previsto e che il punto d’uscita dalla fase restrittiva sarà più alto di quanto stimato in precedenza. Da un lato c’è la decisione del board di rallentare il ritmo di vendita dei titoli di stato a lungo termine a bilancio, ma facendo rimanere ben salda la tendenza alla riduzione della scadenza media dei titoli in portafoglio (altro strumento di politica monetaria restrittiva). Dall’altro lato le indicazioni che arrivano dal dot plot suggeriscono un proseguimento della fase restrittiva (tassi più alti rispetto al livello neutrale) per tutto il periodo 2024-2026, con un tasso neutro (o di lungo periodo) collocato tra il 2.5% ed il 3%.
Foto di Adam Fagen