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Intelligenza artificiale e occupazione, nuovi dati dagli USA

Altri numeri sul rapporto tra intelligenza artificiale ed occupazione. Un nuovo studio sui dati statunitensi conferma che l’implementazione dell’AI porta ad una riduzione dell’occupazione.

Nel dibattito sugli effetti che l’adozione dell’intelligenza artificiale avrà sull’occupazione si sono oramai create due grandi correnti di pensiero. Da un lato chi ipotizza un alto tasso di sostituzione e quindi una riduzione dell’occupazione; dall’altro chi ritiene che l’AI porterà ad una massiccia riorganizzazione del lavoro – tutta da gestire – con effetti marginali sul tasso di occupazione. Bianco e nero, come capita sempre più spesso nei dibattiti su qualsiasi argomento. Ma scommettiamo che anche in questa circostanza sarà una gradazione di grigio a mettere tutti d’accordo.

Nel frattempo non possiamo fare altro che raccogliere i dati che arrivano mese dopo mese dalle tante ricerche impegnate a capire l’impatto dell’intelligenza artificiale sull’occupazione. E oggi parliamo di uno studio condotto sulla situazione statunitense da Alessandra Bonfiglioli, Rosario Crinò, Gino Gancia e Ioannis Papadakis e pubblicato in un Discussion Paper del CEPR*

La ricerca è particolarmente interessante perchè ci ricorda un punto fondamentale su cui spesso crea confusione: l’AI non coincide con l’automazione dei processi produttivi. Dal 2000 in poi, scrivono gli autori, la quota di occupazione di professioni collegate all’intelligenza artificiale è passata dallo 0.14% allo 0.20%, con un’accelerazione soprattutto da dopo il 2010. Questo aumento, però, non è stato omogeneo nel tessuto economico statunitense. L’adozione dell’AI corre nel settore dei servizi e va molto lenta in quella della produzione.

L’effetto sull’occupazione in generale c’è. Senza l’introduzione dell’AI, si legge nel report, il tasso di crescita dell’occupazione sarebbe mediamente più alto dello 0.6%. In quella percentuale ci sono soprattutto posti di lavoro con mansioni a bassa specializzazione, lavoratori con istruzione media inferiore o con titoli universitari di area non STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica).

Il settore dei servizi, quello che ha il tasso di adozione dell’AI più elevato, spiega oltre la metà del calo di occupazione stimato dal report. Ma, altro dato interessante, le ricadute non sono meno significative sulla manifattura.

*Bonfiglioli, A, R Crinò, G Gancia and I Papadakis (2023), ‘DP18495 Artificial Intelligence and Jobs: Evidence from US Commuting Zones‘, CEPR Discussion Paper No. 18495. CEPR Press, Paris & London. https://cepr.org/publications/dp18495

Illustrazione di Gerd Altmann

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