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Crollo di borsa e antidepressivi: quando investire fa male

Bisogna saper gestire l’emotività anche in tema di investimenti. Sembra essere questo il suggerimento che arriva da uno studio sulla relazione tra crollo di borsa e uso di antidepressivi.

Quando si parla di investimenti non ci si può limitare solo alla parte tecnico/matematica dell’argomento. Dietro ad una variazione percentuale c’è tutto un aspetto emotivo che non è secondario. Su questo indaga da alcuni decenni la finanza comportamentale ed alcune relazioni tra scelte di investimento e condizione psicologica sono oramai parte del bagaglio nozionistico degli esperti del settore.

A questo proposito risulta particolarmente interessante una ricerca pubblicata lo scorso agosto sulla rivista Financial Reviews. Chang Liu e Maoyong Fan descrivono il loro studio condotto su 300 aree metropolitane registrando, per due anni, l’andamento della borsa locale e l’utilizzo di antidepressivi nella popolazione.

L’analisi dei dati ha mostrato una robusta relazione tra andamento dei prezzi delle azioni e prescrizioni di antidepressivi. Ad un calo del 12.8% del listino locale in due settimane corrisponde in media un aumento dell’utilizzo di antidepressivi dello 0.42%. Incrementi nelle prescrizioni di farmaci antidepressivi si registrano anche in presenza di cali dei listini più contenuti.

Suddividendo per fasce di età il campione, Liu e Fan hanno constatato che il ricorso ad antidepressivi di fronte ad un crollo di borsa è più marcato per le persone con età compresa tra i 45 e i 55 anni, vale a dire la classe di età che vede avvicinarsi il momento del pensionamento e che quindi risulta molto più sensibile all’andamento dei propri investimenti.

La ricerca mostra come la relazione tra rosso in borsa e difficoltà psicologica si confermi in un altro dato: l’aumento delle visite di psicoterapia. Monitorate attraverso l’utilizzo dell’assicurazione sanitaria del campione analizzato, le sedute psicoterapeutiche registrate crescono dello 0.32% in media a fronte di una perdita di borsa del 12.8%.

Di contro gli autori non hanno riscontrato relazioni significative tra aumenti di borsa e utilizzo di antidepressivi. Una circostanza, questa, che confermerebbe la bontà della teoria della loss avertion, vale a dire della presenza negli investitori di una avversione alla perdita piuttosto che di una avversione al rischio in generale.

Il 10 ottobre scorso si è celebrata la Giornata Mondiale della Salute Mentale e molte sono state le iniziative di sensibilizzazione sul corretto rapporto tra la nostra mente ed i nostri comportamenti in vari ambiti sociali. Forse, anche alla luce dei risultati interessanti di questa ricerca appena raccontata, sarebbe opportuno allargare il concetto di educazione finanziaria, provando a delineare qualche utile strumento in grado di aiutarci a gestire emotivamente anche il rapporto con i nostri investimenti.

Foto di TheInvestorPost

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