Avete presente quando d’estate si vede lampeggiare un temporale e ci si mette lì in attesa del tuono? Uno, cinque, dieci secondi e quel rimbombo non arriva. Ecco, a guardare i commenti e le analisi sul mercato azionario in queste ultime settimane sembra proprio di essere lì ad attendere il rumore sordo generato da quel lampo che luminosissimo si è stagliato all’orizzonte.
Ma di che lampo e di che tuono stiamo parlando? Per definirli bisogna prima descrivere la scena in cui tutto accade, o dovrebbe accadere. Il protagonista è lo S&P500, vale a dire il principale listino azionario mondiale che potrebbe essere considerato, con una sineddoche, la rappresentazione dell’azionario globale. Gli ultimi 12 mesi dello S&P500 sono stati sicuramente movimentati. Da agosto ad ottobre del 2023 l’indice ha perso 10 punti percentuali abbondanti sui timori di un ritorno dell’inflazione negli USA, poi la rapida ripresa e – siamo ai giorni nostri – la serie di ritocchi ai record storici che lo hanno portato ad avvicinare i 6000 punti.
Giunti a questo punto, ecco all’orizzonte quel lampo di cui si parlava all’inizio. Una parte consistente di analisti ha iniziato ad intravedere qualcosa di insostenibile nell’attuale situazione dell’azionario USA. Come abbiamo già raccontato, l’ultimo rilevamento del sondaggio BofA ha registrato un arretramento della liquidità in portafoglio sotto livelli che nella storia recente hanno anticipato correzioni dei listini. Un segnale che sottolinea soprattutto l’elevata esposizione all’azionario e che sembra indicare poco spazio per ulteriore crescita senza pause.
Una recente nota ai clienti di Citigroup Inc (riportata dall’agenzia Bloomberg) sembra confermare questo scenario. Sul mercato dei derivati le posizioni long sullo S&P500 sono salite ai massimi dalla metà del 2003. Statistiche alla mano, al raggiungimento di questi livelli di esposizione è seguita una correzione dell’S&P500 di 10 punti percentuali.
Molti analisti suggeriscono di guardare ai multipli di borsa. Dal rapporto P/E allo Shiller PE Ratio, fino alla storica regola del 20, tutto sembra indicare un mercato sopravvalutato e quindi tendenzialmente più sensibile ad una correzione.
Il momento poi è piuttosto delicato. Ci troviamo nel bel mezzo di una stagione di trimestrali e con due punti interrogativi significativi di fronte, mosse FED ed elezioni. L’indice principale di Wall Street negli ultimi giorni sembra in una fase riflessiva che potrebbe sfociare in un nuovo tentativo di caccia ai 6000 punti entro fine anno, o in qualcos’altro.
In tutto questo, onestamente, ancora si fatica a sentire, nitido, il rumore del tuono e a nessuno verrebbe in mente di aprire l’ombrello solo perchè all’orizzonte è balenato, chissà a che distanza, un fulmine. Certo, meglio portarlo con sé l’ombrello, ma al momento lasciandolo a riposo nella sua fodera. Fuor di metafora: una correzione per lo S&P500 è sicuramente un’ipotesi possibile, ma fino a che non ci sono indizi più consistenti andare contro il mercato sembra una forzatura. Antenne drizzate, però.
Foto di Roger Jeffreys